Betlemme, nel segno della continuità
Un betlemita con esperienza internazionale assume la direzione medica dell’Ospedale.
Foto: © Meinrad Schade
Il dottor Ra’fat Allawi, pneumologo pediatra, assumerà il 1° agosto prossimo la direzione medica dell’Ospedale pediatrico di Betlemme. Manifesta in queste righe tutta la sua felicità per la chirurgia diurna che sorgerà presto per i bambini palestinesi malati e che andrà a integrare l’eccellente offerta di servizi esistente.
Interview: Richard Asbeck
Molti dei nostri sostenitori la conoscono per i racconti dei piccoli pazienti. Qual è stato il suo percorso?
Vengo da Betlemme, sono cresciuto qui e ho compiuto gli studi di Medicina presso l’università Al-Quds di Gerusalemme. Il mio primo posto di lavoro in veste di medico l’ho ottenuto al Caritas Baby Hospital, il che mi ha permesso di maturare alcuni anni di esperienza professionale.
E poi ha fatto la specializzazione?
Sì, mi sono specializzato in Pediatria in uno dei maggiori ospedali giordani. Poi sono passato all’ospedale Hadassah di Gerusalemme e ho fatto un’altra specializzazione in Pneumologia. Sono stati tempi molto faticosi perché contestualmente agli studi, nei giorni liberi, continuavo a lavorare a Betlemme. Il periodo è stato però anche molto proficuo: insieme all’équipe abbiamo portato avanti l’attività specialistica soprattutto in Medicina intensiva.
Quindi la sua vasta esperienza le consente di valutare bene i punti di forza dell’Ospedale pediatrico…
Certamente. Da noi i bambini malati e le loro famiglie si avvalgono di un’assistenza sanitaria, a mio parere, di prim’ordine. Da un lato siamo completamente orientati ai processi. Allo stesso tempo la squadra dà prova di empatia mettendo al centro del suo operato il piccolo paziente. Entrambi gli elementi caratterizzano l’atmosfera ospedaliera, la qualità dei servizi e l’aspetto umano.
Quali sono gli ostacoli nel suo lavoro?
Diciamo che diventano sempre più insidiosi. Da quando è scoppiata la guerra a Gaza numerose famiglie anche qui in Cisgiordania non hanno più alcuna fonte di reddito e molte non possono più permettersi le cure. Per fortuna i nostri Servizi sociali intervengono in molti casi facendosi carico dei costi di quelle più bisognose.
Quali altre sfide vede sul suo cammino e come intende affrontarle?
Al momento manca in Palestina una assistenza pediatrica adeguata. Ecco perché intendiamo potenziare le realtà specialistiche, quali la futura chirurgia diurna. Il nostro obiettivo è quello di accogliere un numero maggiore di piccoli pazienti. Serve assolutamente potenziare la pediatria in Palestina.
L’inaugurazione della chirurgia diurna è prevista per il mese di ottobre 2025.
Sì, stiamo infatti attuando i progetti grazie alle generose donazioni dall’Europa. Per questa nuova struttura servono ulteriori sforzi da parte di noi tutti, non solo da parte di chi ci sostiene o dalla direzione. Dal profilo medico posso dire che le operazioni chirurgiche devono essere collegate agli altri processi. Ma poter dare il mio apporto rappresenta per me un enorme privilegio.